Senza altre parole, un estratto dal mio testo "...quell'enorme lapide bianca."
Ci
si può raggiungere attraverso il tempo? Si possono mandare messaggi attraverso gli
anni? Se si, stasera voglio parlare con Enrico. Forse, un Dio pietoso il mio o
il suo o quello di un altro me lo permetterà. Per dirgli una cosa, semplice.
Che i giorni della nostra amicizia sono stati infranti dai giorni dell’odio. Ma
se, allora, avessi capito, Enrico, io di certo non avrei taciuto.
Ooh…
Ma poi, cosa c’e’ da capire? Cosa bisogna interpretare? Sangue, morte, dolore,
non hanno bisogno di interpretazione: suonano da sole – così – come il rumore
di chiodi nel legno delle casse. Enrico, la parola che ti aspetti da me, io non
so dirla. Forse è tardi, per rifare tutti i conti, per cambiare l’inventario. I
morti, tutti i morti, chiedono una cosa sola, poter riposare. Ma esigono un
nome perdio, sotto il quale si possa accendere il rosso di un fiore. Una
lapide, con un nome inciso sopra. Che dica: c’ero, ci sono stato, per un
attimo, esistevo. Non dimenticatemi. E invece, lo scalpello che doveva incidere
quel nome ha esitato. Ha temporeggiato. O peggio, si è voltato dall’altra
parte.
Vedi,
Enrico a volte il pensiero è piccolo. Si ribella alle eccezioni. E’ più facile pensare che le cose siano o
bianche, o nere. Hai ragione, tu, qualche volta la tentazione di abolire i
colori è forte. Qualche volta, alle parole difficili, si preferisce il
silenzio. O i se. O i ma. Anche io dovrò
molto presto dare una spiegazione a quel Dio. E
non potrà essere una spiegazione qualsiasi.
Forse,
se davvero c’e’ qualcuno, dall’altra parte, mi concederà di voltarmi indietro.
E potrò vedere. E potrò
ascoltare. E dall’altra parte, il silenzio che grava sulla tua storia, e su
quella del tuo popolo, mi sembrerà enorme, e incomprensibile. Perché non
esiste, un ideale abbastanza grande per assolvere quel silenzio. Perché nessun
sogno è abbastanza grande per spiegare….…quell’enorme lapide
bianca.
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