domenica 10 giugno 2012

Breve storia di lunghi tradimenti

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Immagini dalla Bolivia girate da Davide Marengo con un I-phone sul set del film "Breve storia di Lunghi Tradimenti", tratto dal romanzo di Tullio Avoledo, e sceneggiato dallo stesso Davide, da Alessandro Pondi e da me.




"Breve storia" è un piccolo film - piccolo per standard produttivo - che sa volare alto come un blockbuster. E' un bank thriller nel senso che i cattivi, pensa un po', si annidano nel sistema bancario internazionale. Va detto a nostra discolpa che quando abbiamo scritto la sceneggiatura - e prima ancora quando Tullio ha scritto il libro - Monti era solo un commissario europeo e un consulente - oscuro per la maggioranza di noi - al soldo dei veri padroni del mondo.
E ancora non si era rivelato con il suo potenziale virale di ostinato burocrate incapace di vedere la realtà ad di fuori dei suoi numerini da contabile.
Ma questa è un'altra storia: il film, dicevamo.
Noi abbiamo costruito, sul solco di un felicissimo romanzo, la storia di un uomo comune, Giulio, che si trova a poter essere il sassolino che blocca un ingranaggio diabolico.
Non solo diabolico perchè sanguinario e, come spesso succede in questi casi, nascosto dietro la facciata bonaria del saggio salvatore del mondo. Diabolico perchè, esattamente come il diavolo, ti seduce con la promessa del potere, e con quella uccide i tuoi sogni, le tue aspirazioni e i tuoi ideali.
E' quello che è successo a Giulio, che un giorno ha deciso di abbandonare la sua speranza di migliorare il mondo e la sua militanza antagonista per rassegnarsi - d'altra parte tiene famiglia - al ruolo di oscuro avvocaticchio in una banca di provincia.
Ma a volte la storia decide di passare per vicoli poco battuti, e passa da lì, proprio sotto il suo naso.
Chiedendo un tributo di dolore, e anche di sangue, a cui è troppo facile assuefarsi, abituati come siamo a pensare che il mondo non si cambia e al massimo cambia noi.
E invece, Breve storia è il racconto di un risveglio, che avviene in sudamerica, luogo di grandi contraddizioni e di spudorati populismi (che da qualche anno sono sbarcati anche qui da noi con la faccia impomatata e ipocrita del giullare che tutti conosciamo). Un risveglio che noi crediamo ancora possibile e che per Giulio arriva sulle note di "Gracias a la vida", la canzone che più di tutte ci racconta come l'antagonismo sudamericano sia fatto di una pasta del tutto diversa. Forse una pasta da imparare anche in Europa.



Tornando al film, adoro le interpretazioni di Carolina Crescentini e Maja Sansa. E sono orgoglioso di avere scritto le battute che vengono pronunciate da un Philippe Leroy in stato di grazia.






Lascio per ultimo Guido Caprino, perchè è ormai un compagno di strada, da Manara in poi.


Breve storia - che è stato prodotto con sprezzo del pericolo e animo garibaldino da Alessandro Silvestri - è un film molto importante nella mia storia artistica e professionale.
Spero lo diventi anche per il pubblico.



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